Tipi di apparecchio
Reflex
Come nelle fotocamere di tipo tradizionale, si tratta di apparecchi ad ottica intercambiabile il cui visore riceve l'immagine riflessa da uno specchio posto dietro l'obbiettivo. Pertanto, quanto vediamo nel mirino corrisponde a quello che ritroveremo sulla foto.
La categoria comprende macchine di tipo "economico", semi-professionale e professionale. Il costo di questi apparecchi parte dai 450 euro per le più economiche, si aggira sui 1500 - 2000 per le semi-professionali, mentre raggiunge varie migliaia di euro per le professionali. Occorre, tuttavia, rilevare come il continuo progresso tecnico elevi continuamente le caratteristiche di questi apparecchi a parità di spesa rispetto al passato.
Compatte
Sono rappresentate da quelle macchine con ottica non intercambiabile. Va precisato, tuttavia, che ciò non implica grossi sacrifici in termini di scelta di focale in quanto, attualmente, quasi tutte le macchine digitali dispongono di un'ottica Zoom con una escursione di almeno 3X; ciò vuol dire che l'obbiettivo può variare la sua focale almeno sino a tre volte la sua focale minima (ad. es. 7,8 - 23,4)
Bridge
Tra le due tipologie citate si colloca questa terza categoria di apparecchi che costituiscono un "ponte" tra le precedenti categorie. Tali fotocamere, dette appunto "bridge", hanno una estensione focale che arriva anche al 12x e anche oltre.
Così, ad esempio, una fotocamera con focale 6 - 72 mm viene ad avere una focale equivalente che può corrispondere ad un 400 mm ed oltre.
Una simile estensione focale risulta assai comoda evitando di dover cambiare ottica per "montare " una focale maggiore.
Anche da un punto di vista "volumetrico" questi apparecchi sono una via di mezzo risultando assai più grandi rispetto ad una normale compatta, ma di dimensioni e peso molto inferiori ad una Relfex.
Si potrebbe pensare che questo genere di apparecchi renda inutile avvalersi di una reflex. Bisogna tenere presenti due cose :Si rammenta che sono inoltre disponibili aggiuntivi che consentono di trasformare la focale di cui è dotata la macchina; vuoi per ridurla (aggiuntivi grandangolo), vuoi per aumentarla ( aggiuntivi tele).
- una grande estensione focale si "paga" sia in termini di luminosità dell'obbiettivo ( specie nelle focali maggiori), sia in termini di qualità ottica.
- un sensore di maggiori dimensioni offre una resa migliore.
Tali accessori, tuttavia, sono oggi sconsigliabili data l'ampia reperibilità di apparecchi "bridge" a grande escursione focale. Questi offrono una resa ottica sicuramente superiore a quella ottenibile con un aggiuntivo, evitando l'acquisto di tale accesorio (particolarmente costoso). Una qualche utilità presentano gli aggiuntivi volti ad ottenere focali assai corte. Non si dimentichi tuttavia che ogni aggiuntivo comporta, come detto, una certa perdita di qualità e quelli migliori hanno prezzi assai elevati.Ancora oggi sono difficilmente reperibili compatte con focale minima che copra un campo equivalente inferiore ad un 35 mm del sistema tradizionale.
Buone possibilità si hanno tra le "bridge" che, ad un prezzo decisamente più elevato, possono talvolta disporre di uno zoom con una focale che possa considerarsi vero grandangolare (cioè, con angolo di ripresa corrispondente al 28 mm su pellicola formato 24 x 36).Capire le caratteristiche
La focale
La prima necessaria delucidazione concerne la focale degli obbiettivi montati su queste macchine.
Come si è già avuto modo di precisare, gli obbiettivi si classificano in normali, grandangolari o tele, secondo che la loro focale sia uguale, minore o maggiore della diagonale del fotogramma.
Nelle macchine digitali non esiste la pellicola; al suo posto si trova un sensore il cui lato maggiore varia, generalmente, da meno di un cm sino ad un massimo di 2,4 centimetri. Quest'ultima misura si riscontra solo nelle Reflex.
Ne consegue che la diagonale del sensore sarà sempre inferiore a quella della pellicola formato 24 x 36 mm.
Fanno eccezione le Reflex full frame il cui sensore è di 24 x 36 mm.che hanno un costo elevatissimo.
Se, come avviene nelle compatte, il sensore è molto piccolo si comprende come una focale di 24 mm possa corrispondere ad un tele.
Immaginiamo che il sensore misuri 12 x 9 mm.
La sua diagonale sarà di 15 mm. Una focale di 24 mm sarà pertanto di circa 2/3 superiore alla diagonale del sensore e quindi costituisce un tele moderato.
Normalmente, i sensori delle compatte hanno dimensioni minori di quelle ipotizzate.N.B. Si tenga presente che, poiché il sensore non ha una misura standard, ma essa varia persino tra modelli di una stessa marca, la focale equivalente deve essere indicata dal costruttore.
Infatti, una focale di 8 mm può non essere un grandangolare su un modello con sensore più piccolo, ma essere un vero grandangolo su altro modello con sensore più grande.
Analogo discorso vale per la focale "tele".
Del resto, anche conoscendo le dimensioni del sensore, non è facile ricavarne l'equivalenza. E' quindi indispensabile, nell'acquistare una fotocamera digitale, riferirsi all'equivalenza delle focali (minima e massima) dichiarate dal costruttore.
Focale reale e focale equivalente
Occorre ora avere ben chiaro il significato reale dell'espressione (impropria) " focale equivalente"
Quando si dice che un obbiettivo di 24 mm "equivale", per quell'apparecchio avente un certo sensore, ad una focale di 100 mm per il formato 24 x 36, si dice una cosa inesatta.
L'equivalenza tra i due obbiettivi sussiste solo per il campo inquadrato. Ciò significa che, con entrambi gli apparecchi, sarà possibile effettuare, da una stessa posizione, la stessa inquadratura : la stessa identica fotografia, per essere più semplici.
Naturalmente, se, ad esempio, un edificio di 20 metri, ripreso da una certa distanza, occupa interamente il fotogramma di 24 x 36 mm, per "entrare" su un sensore di dimensioni molto più piccole, la sua immagine dovrà essere molto più piccola.
Vien naturale pensare che, per fare una stampa delle stesse dimensioni, l'immagine riprodotta sul sensore sarà di minor qualità.
La differenza di qualità sarà più o meno evidente a seconda delle dimensioni della stampa finale.
Va detto, tuttavia, che la perdita di qualità dell'immagine, correttamente, non dovrebbe essere attribuita, come capita di leggere, ad un diverso fattore di ingrandimento richiesto, ma alla difficoltà di assicurare una fedele trasmissione, registrazione e riproduzione di dettagli che, sul sensore, vengono proiettati in dimensioni estremamente piccole.
Per un maggiore approfondimento consultare la nota tecnica.
Problemi particolari si pongono nel campo della macrofotografia.
Ricordiamo che la vera "macro" è quella in cui il soggetto viene riprodotto sul sensore (o sulla pellicola) nelle sue dimensioni naturali.
Ne consegue che, poiché i sensori hanno dimensioni molto inferiori alla pellicola, la macrofotografia trova possibilità di applicazione solo a soggetti molto più piccoli.
Le ridottissime dimensioni dei sensori delle compatte le escludono, praticamente, dalla macrofotografia. Maggiori possibilità sussistono per le digitali Reflex il cui sensore, di norma, è, approssimativamente, di 16 x 24 mm .
Al vincolo posto dalle dimensioni del sensore, si aggiungono poi problemi di messa a fuoco.
Occorre sapere che, affinché l'immagine proiettata sul sensore dall'obbiettivo sia di dimensioni identiche al reale, la distanza di ripresa deve essere pari a 2 volte la focale.
In molte compatte la focale massima è di 21-24 mm; ciò implicherebbe dovere mettere a fuoco da da 4 cm.: distanza inferiore a quella minima consentita, di norma, da questo tipo di apparecchi
Inoltre sussisterebbero, a tale distanza, enormi difficoltà per illuminare il soggetto senza inviare luce anche nell'obbiettivo Diversa è la situazione per le Reflex
Lo zoom di base per questi apparecchi è generalmente un 17 - 55 mm."
E' possibile quindi, con una focale di 55 mm, effettuare la ripresa da 11 cm.
Riprendendo quanto già detto, va rammentato che, anche a tale distanza di ripresa, si pongono problemi di illuminazione ed aumentano le possibilità di immagini "mosse": questo però è un problema di ogni macro-fotografia e con ogni tipo di apparecchio. Non a caso gli appassionati del settore si avvalgono di apposite attrezzature.L'uso di un obbiettivo di focale più lunga è quindi utile, sia per effettuare riprese semi-"macro" senza doversi troppo avvicinare al soggetto, sia, più in generale, per evitare di "spingere" troppo l'ingrandimento in sede di stampa.
E' l'occasione per recuperare gli zoom costruiti per gli apparecchi tradizionali; magari i diffusissimi 28 - 80.Il campo inquadrato sarà minore, ma eviterà eccessivi ingrandimenti in sede di stampa. Per una trattazione più estesa consultare l'apposita sezione dedicata alla macrofotografiaZoom digitale
Non si dovrebbe far mai ricorso allo zoom digitale. Questo infatti si limita ad ingrandire una parte dell'inquadratura; lo stesso lavoro lo si potrebbe compiere a casa con il PC tramite un programma di fotoritocco, ottenendo risultati di gran lunga migliori.L'uso dello zoom digitale si può comprendere per chi non intenda o non possa ingrandire le immagini di persona e usi mandare le foto direttamente al laboratorio per la stampa.
Anche in questi casi, tuttavia, non conviene oltrepassare il fattore 2 e solo a condizione di fare stampe di piccolo formato.
Un uso più spinto dello zoom digitale porta ad un degrado inaccettabile dell'immagine.
Risoluzione del'immagine
E' questa l'occasione per sfatare la più diffusa legenda: risoluzione = numero di megapixel = qualità dell'immagine
Questa radicata convinzione si fonda su due errate convinzioni:
- raddoppiando i megapixel si raddoppia la risoluzione dell'immagine
- I megapixel di cui è costituita l'immagine sono il principale fattore che determina la qualità delle riprese effettuate.
Concetto di risoluzione
Comunemente, la risoluzione di un apparecchio digitale viene espressa in termini di megapixel che formano l'immagine.
Si usa infatti dire che un tale apparecchio ha una risoluzione di 4 megapixel e un altro di 8 megapixel.
Pertanto, appare logico pensare che il secondo abbia una definizione dell'immagine doppia rispetto al primo.
Ma ciò è inesatto , se per definizione s'intende capacità di risolvere, cioè di riprodurre dei dettagli minuti.
E' ben vero, tuttavia, che le immagini del secondo apparecchio sono formate da un numero doppio di punti (i pixel).
La risoluzione di un immagine in fotografia è misurata dal numero di punti presenti su una stessa linea. Non a caso si parla pixel per pollice quando si vuole esprimere la qualità di una immagine o la risoluzione di una immagine digitale.
Consideriamo ora due immagini di cui la prima è da 6 megapixel e l'altra è da 9 megapixel; quest'ultima, secondo quanto comunemente viene affermato, dovrebbe avere una risoluzione pari a 1,5 volte la prima.
Verifichiamo se è esatto.
Se entrambe le immagini hanno, come di norma, il lato maggiore pari a 4/3 del minore, le loro dimensioni saranno, rispettivamente di:
- 2122 x 2828 pixel ( pari a 6.000.313 pixels)
- 2598 x 3464 pixel ( pari a 8.999.472 pixels)
E' facile constatare che l'incremento effettivo della risoluzione è pari al 22,43% : [ ( 2598 : 2122) - 1] x 100.Generalizzando, si può affermare che l'incremento effettivo della risoluzione che si ottiene, aumentando i megapixels che formano l'immagine, è dato dalla radice quadrata di Px1/ Px2 , dove Px1 è il numero che esprime i Megapixel dell'apparecchio più dotato e Px2 i Megapixel che caratterizzano l'altro apparecchio.
Così se un apparecchio ha 4 Megapixel e l'altro 8, si avrà Px1/ Px2 = 8 : 4 = 2. Essendo la radice quadrata di 2 pari a 1,42 si può concludere che, raddoppiando i Megapixel del sensore, si ha un incremento effettivo della risoluzione del 42%. Analogamente se di passa da 6 a 10 megapixel, l' effettivo incremento della risoluzione à dato da radice quadrata di 1,66: vale a dire che la risoluzione aumenta del 28.8%.Fattori di qualità
Come nella fotografia tradizionale vi sono più fattori che determinano la qualità di una immagine
- l'obbiettivo
- il processore e relativo software
- il numero di pixel che formano l'immagine.
- L'obbiettivo
E' del tutto evidente che nessun apparecchio fotografico può fornire più informazioni (dettagli e colore) di quante ne riceve tramite l'obbiettivo.
La resa dei dettagli e la fedeltà dei colori sono, anzitutto, determinate dalla qualità dell'obbiettivo. Si tenga presente che, nella fotografia su pellicola, si reputa buono ( non eccezionale) un obbiettivo in grado di risolvere (distinguere ) 50 linee per millimetro. Ciò significa che l' obbiettivo distingue righe di appena 0,02 mm (2/100) di spessore. Tale qualità, come si vedrà, risulta sovrabbondante per le macchine digitali.
Resta, tuttavia, evidente che un cattivo obbiettivo non può fornire buone immagini.
- Il processore
L'immagine che perviene al sensore (elemento che sostituisce la pellicola) viene trasformata in impulsi elettrici che, elaborati dal processore, si trasformano in un file che è la fotografia nella sua veste informatica.
Deve quindi comprendersi come, sia il processo di trasformazione in impulsi elettrici, sia la loro successiva elaborazione per produrre il "file immagine", siano momenti fondamentali per la qualità del risultato finale.
Non a caso ogni costruttore tiene a decantare la qualità del processore installato. Anche se, poi, nessun ragguaglio tecnico viene fornito al consumatore che, del resto, il più delle volte non sarebbe in grado di comprendere.
- Il numero di pixel
E' questo l'aspetto più reclamizzato dai produttori di fotocamere. Forse perché più facilmente impressiona il consumatore.
E' innegabile che esso condizioni la risoluzione dell'immagine, ma può solo conservare "al meglio" quanto il sensore trasmette delle "informazioni" ricevute dall'obbiettivo. Occorre, quindi, che una buona immagine sia trasmessa al sensore e che, dopo che questo l'ha "passata" al processore, questo ne faccia una corretta elaborazione.
E' necessario a questo punto fare chiarezza su alcune cose.
Praticamente, si può dire che tutte le fotocamere digitali (comprese quelle professionali) offrono una risoluzione di 72 pixel per pollice. E' questa però la risoluzione dell'immagine digitale se rappresentata a piena dimensione. In fase di riproduzione l'immagine (stampa o altro), l'immagine in effetti sarà costituita da tanti quadratini ( uno per pixel).
Poiché un pollice corrisponde a 25,4 mm., se ne ricava che (25,4 : 72) un pixel, a tale risoluzione, ha le dimensioni di un quadrato di 0,35 mm di lato.
Questa dimensione, che è quella dei singoli punti che formano l'immagine che noi vediamo, è ben lontana dallo 0,02 mm che fornisce un obbiettivo che risolva 50 linee per millimetro e che una adeguata pellicola può riprodurre. Si noti che la risoluzione di 72 pixel per pollice è lo standard per qualunque apparecchio digitale quale che sia il suo prezzo.
Tuttavia, in pratica, il divario con le fotocamere tradizionali è meno forte di quanto non appaia da questi dati.
In fotografia, una immagine di qualità deve essere in grado di risolvere dettagli di 0,08 mm (8/100 di mm).
Ove non sia richiesta una qualità così elevata, si considera accettabile una risoluzione corrispondente a 0,25 mm. Un valore non lontanissimo da quello di 0,35 offerto dalle fotocamere digitali.
Una domanda sorge però spontanea, se la risoluzione del digitale è, comunque, di 72 pixel/pollice, cioè non può riprodurre dettagli a dimensioni inferiori a 0,35 mm, perché si costruiscono sensori a 4, 5, 6, 12 megapixel o più ?
A che servono tutti questi pixels ? Una ragione c'è e molto valida.
Una immagine di 2310 x 1733 pixel (4 megapixel) corrisponde, se riprodotta a 72 pixels per pollice), ad un formato di 32,083 x 24,063 pollici, pari a 81 x 60 cm.
Infatti, essendo la risoluzione di 72 pixel per pollice, è 2310 : 72 = 32,083 e 1733 : 72 = 24,063.
Ricordando che un pollice è pari a 2,54 cm., il formato sarà di 81,49 x 61,12 cmSe l'immagine venisse stampata nel suo formato "pieno" si otterrebbe una stampa assai poco definita, che potrebbe sembrare discreta solo se osservata a distanza ragguardevole.
Se invece, come di solito avviene, si vuole poter osservare la fotografia a distanza ravvicinata (di solito circa 35 cm.), è necessario che la stampa contenga più di 72 pixel per pollice ( pari a 28,34 per cm., ovvero 2,83 per mm.)
Ecco che quei 2310 pixel per un lato ed i 1733 sull'altro faranno comodo.
Infatti, riducendo il formato, in ogni pollice verranno riprodotti un maggior numero di pixels e, pertanto, ciascuno di essi assumerà una dimensione più piccola di 0,35 mm.
La tabella che segue indica per ciascun formato di riproduzione la risoluzione dell'immagine e le dimensioni che assumerà ciascun pixel.
Formato di stampa in cm pixel per pollice pixel per cm dimensioni in mm del punto riproducibile81 x 61 72 28 0,35 40 x 30 146 58 0,17 30 x 22 195 77 0,13 20 x 15 293 115 0,086 15 x 11 391 154 0,065
Come si evince dalla tabella sopra riportata, con 4 megapixel è possibile ottenere una stampa di buona qualità nel formato 20 x 15, e, se si accetta una risoluzione minore (ma comunque superiore allo standard di 0,25 mm precedentemente indicato) è possibile stampare in formato 30 x 40 cm.
A rigore, una risoluzione di 0,25 mm (standard fotografico, di comune riferimento per stampe fotografiche per usi correnti) consentirebbe di stampare un formato 57 x 43 cm.
Appare a questo punto evidente che il formato di stampa consentito è strettamente legato alle nostre esigenze che, oggettivamente, dipendono dalla distanza da cui l'immagine verrà osservata.
Gli standard di 0,08 mm e 0,25 mm sono quelli comunemente accettati per condizioni di osservazione standard.
Un ulteriore approfondimento costringerebbe ad una trattazione che esula dai limiti di questo corso.
Quanto sopra detto consente però di comprendere le effettive dimensioni a cui è possibile stampare una immagine, dato il numero di megapixel del sensore.
La domanda che, a questo punto, il lettore si porrà è: quanti megapixel deve avere la mia fotocamera se desidero avere delle buone stampe? A questa domanda non è possibile dare una risposta in assoluto.
I megapixel necessari dipendono dalle nostre esigenze:a) in che formato intendiamo stampare?
b) quale grado di nitidezza riteniamo sufficiente ?
Comunemente una stampa di effettiva "qualità fotografica" si ritiene debba essere effettuata disponendo di 300 pixel per pollice.
Tuttavia, si è visto che, ove non si richieda una qualità particolarmente elevata, viene accettato uno standard di 0,25 mm, corrispondente a 101,6 pixel/pollice.Questi parametri possono essere facilmente raggiunti dal comune fotoamatore che si limiti a fare stampe 15 x 10 come ricordo di gite od eventi della sua vita familiare.
Per stampe 15 x 10 possono bastare anche 2 megapixel.
Infatti, con 2 megapixel (immagine di 1600 x 1200 pixel) la stampa 15 x 10 potrà usfruire di ben 270 pixel per pollice,e accettando una risoluzione di 102 pixel per pollice, potrà effettuare stampe di 39 x 29 cm
Ciò se il laboratorio non "ricampionerà" l'immagine.
Vale a dire, se sfrutterà tutti i pixel disponibili, anziché ridurre le dimensioni dell'immagine lasciandone la risoluzione a 72 pixel per pollice.
Sarebbe quindi opportuno accertarsi presso il laboratorio circa il metodo di lavoro o, meglio ancora, fornire al laboratorio, non l'immagine originale, ma una copia ridotta al formato desiderato alla risoluzione di 270 (o 102) pixel/pollice.
Quanto sinora esposto dovrebbe far comprendere che se si desidera valutare l'effettiva qualità di un apparecchio sulla base delle immagini prodotte, il consiglio per tutti e, più particolarmente, per chi sia esigente è di provare, tramite qualche amico, a scattare con un apparecchio simile a quello che si intende acquistare per farsi una idea personale della qualità ottenibile, perché, non va dimenticato, che il risultato dipende, anzitutto, dall'obbiettivo e dal processore.
Purtroppo, ancora oggi, non è facile trovare tests di fotocamere digitali esaurienti e corredati da immagini scattate appositamente per consentire di valutare la reale resa della fotocamera.
Alcune case produttrici rendono disponibili delle immagini scattate con alcuni loro modelli.
Purtroppo, la resa sullo schermo non è la stessa della stampa e, troppo spesso, il genere di immagini mira ad esaltare la qualità dell'apparecchio e non a consentire di apprezzarne i limiti.
E' comprensibile, ma non possono considerarsi dei tests.
Da quanto sopra si evince una chiara indicazione: nell'acquistare una digitale abbiate cura di tre cose:
- determinate il numero di megapixel di cui avete effettivo bisogno;
- assicuratevi la migliore qualità dell'obbiettivo che vi potete permettere;
- date la preferenza a quelle case che hanno una tradizione nel campo della costruzione di apparecchi fotografici.
Per chi abbia interesse ad una trattazione estesa dei fattori che determinano la nitidezza dell'immagine ed il rapporto con la regolazione della messa fuoco si rinvia ad apposita sezione